Cam Girl: il lavoro che diventa un film

Cam Girl: il lavoro che diventa un film

12 Luglio 2019 Non attivi Di Roberta

Una stanza, un letto o un divano, una videocamera e completini intimi che lasciano intravedere corpi mozzafiato e cullano desideri ed impulsi sessuali senza freno: fare la Cam Girl significa concedersi il lusso della libertà, di godere dei piaceri più profondi e – tra le altre – significa essere consapevoli di fare parte delle fantasie più disparate di tanti, tanti uomini.

E significa essere felici, soddisfatte e realizzate perché non c’è niente di più bello che fare un lavoro che si ama e, perché no, grazie al quale si riesce a guadagnare soldi per assicurarsi una vita tra lusso e piacere o, meglio ancora, vivere sulla propria pelle il lusso del piacere. Ma, è necessario che – per vivere tutto questo – il livello di attenzione sia sempre alto e ci si affidi a gente competente e seria… altrimenti l’imprevisto potrebbe essere dietro l’angolo e trasformarsi in un incubo.

Cam: il successo del film su NetFlix

Essere una Cam Girl è uno stile di vita che molte ragazze e donne vorrebbero abbracciare, un’aspirazione tale da aver portato i registi Daniel Goldhaber ed Isa Mazzei (ex cam girl) – con la collaborazione di Isabelle Link Levy per la stesura del copione – a lasciarsi ispirare per realizzare un film di successo, approdato su Netflix.

“Cam” è nato nel 2018 ed è ispirato da vicende reali di vita vissuta da una donna, la Mazzei, con un passato da cam girl che ben conosce e sa interpretare il mondo del sesso e del porno online.

Si tratta di un film appartenente alla categoria del thriller erotico, capace di cogliere anche i risvolti psicologici e le diverse sfumature del piacere sessuale, proiettando lo spettatore in una dimensione che non dà troppo peso ai “preliminari”.

Il film “Cam” non si riduce a riprese porno, eccitanti perché riferite a donne sexy disposte a mostrarsi, ma vuole indagare e mostrare anche cosa avviene nel “dietro le quinte” che separano la vita lavorativa da quella più strettamente privata ma creano connessioni che determinano una eccezionale continuità e congruenza tra l’una e l’altra.

Ed infatti, la protagonista (interpretata magistralmente da Madeline Brewer), nella vita “normale”, è Alice Ackerman pronta a trasformarsi in Lola davanti alla Cam e a godere dei benefici che questo lavoro le regala, fino a quando, però, un furto di identità la costringe a fare i conti con la realtà e ad assistere alla distruzione della sua vita.

Un incubo a metà strada tra il reale ed il virtuale regala un film in cui la tensione è in continuo crescendo e lo spettatore non può fare altro che rimanere attaccato allo schermo in attesa di ciò che accadrà.

Cam è stato presentato sia al “Fantastic Fest” sia al “Fantasia Film Festival” e, da novembre, è disponibile su Netflix.

Cam: la trama

Erotismo, horror e suspence: questi gli ingredienti che Alice Ackerman mescola nei suoi spettacoli hard che diventano un vero successo sul web. Abile e disinvolta, Alice – una volta compresi i meccanismi psicologici degli utenti che la guardano in Cam – diventa desiderata ed apprezzata tanto da amare il suo lavoro anche perchè le permette di gestire tanti soldi.

Tra le più cliccate del sito FreeGirls.Live per il quale si mostra in video, all’improvviso, il suo lavoro diventa “croce e delizia”: il suo account viene manomesso e reso inutilizzabile, mentre qualcun’altra si esibisce al suo posto, rubandole l’identità e proponendo i suoi video. Il doppione della protagonista registra un grande successo, addirittura superiore a quello di Alice che vive un profondo trauma psicologico, reso ancor più grave dal fatto che nessuno la aiuterà a risolvere la situazione, neanche la polizia alla quale si rivolge.

Alice – privata della sua alter ego Lola – fa il possibile per scoprire chi c’è dietro il furto della sua identità e chi manovra i fili della sua vita e prova a mettersi in contatto con la ragazza che si esibisce al posto suo ma le viene rifilato un ban, dopo il quale Alice crea un account falso con il quale accedere a FreeGirls.Live sotto il nome di Mr.TeaPot ma, anche in questo caso non ottiene il risultato sperato.

Nel frattempo, entra in gioco “Baby Girl”, profilo attivo che si esibisce in spettacoli hard e corrispondente, però, all’identità di una ragazza di Atlanta, Hannah Darin, scomparsa mesi prima a causa di un incidente stradale. La matassa comincia a sbrogliarsi e, così, la Cam Girl si rivolge ad uno dei suoi fan più attivi, Tinker (interpretato da Patch Darragh), ma rimane vittima di una spiacevole sorpresa: l’uomo è uno spettatore dello spettacolo della seconda Lola e, proprio in quel momento, Alice – dallo schermo Di Tinker – viene faccia a faccia con la sua omonima rivale che, però, non la riconosce.

La Cam Girl doppiata, in realtà, non è una persona ma con grande probabilità si tratta di un virus che ha duplicato il profilo con cui Alice effettuava l’accesso, un programma che utilizza le immagini delle ragazze per creare video ed attirare nuovi clienti.

Svelato il mistero, Alice si collega dal profilo di Mr.TeaPot e – dopo aver effettuato l’accesso al video del suo doppione – lo invita a fare un gioco che consiste nel replicare ciò che lei fa: chi perde dovrà realizzare le richieste avanzate dal vincitore.

Così, la cam girl reale dà un duro colpo con la faccia sulla scrivania ed il suo viso comincia ad insanguinarsi a causa della frattura del naso. La ragazza gestita dal programma imita quanto fatto da Alice ma il suo volto rimane intatto e viene solo simulato il sangue e, dunque, perde la sfida. Così, alla richiesta di Alice di fornirle le sue credenziali, il doppione Lola 2.0 roboticamente esegue l’ordine e la ragazza accede all’account creato dal virus e lo cancella, eliminando anche il proprio.

L’esperienza vissuta, nonostante negativa e distruttiva, non tiene Alice lontana dal mondo della Cam e, infatti, la ragazza si butta in una nuova avventura dietro lo schermo, creando “EveBot” e riprendendo la sua attività, mascherandosi con parrucche e mostrando i segni del dolore fisico provato.

Cam e la linea sottile tra reale e virtuale

La ricerca della notorietà, il mondo dell’apparenza come priorità, la bellezza ed il desiderio ossessivo di mostrarsi e di farsi apprezzare, in una società che viaggi in digitale, sono le rappresentazioni della realtà in cui viviamo e che “Cam” ha saputo interpretare egregiamente, ponendosi come linea sottile tra il reale ed il virtuale. Quando si accendono le luci dello show, i corpi si mostrano e rappresentano la soddisfazione del desiderio, la piacevolezza dell’erotismo e la supremazia del corpo femminile che detta le leggi del gioco a due, filtrato dallo schermo. Ma quando cala il sipario del web, arriva anche il buio nella vita reale caratterizzata dalla fragilità dell’animo umano.

Goldhaber e Mazzei: l’esperienza al servizio di cam

Goldhaber è stato abile nel portare le live chat sullo schermo riproponendo il linguaggio del web, degli smile, dei doppi sensi e della malizia, quello fatto da sguardi nascosti dietro al computer, di mani che sognano di toccarsi e di piaceri sessuali intensi.

Il contributo di Isa Mazzei è stato, senza dubbio, un veicolo eccezionale per trasportare in tv le sensazioni di una vera cam girl e per rendere l’idea di cosa realmente succede nelle chat erotiche.

La performance della protagonista, Madeline Brewer, è stata all’altezza del suo straordinario talento e Cam, anche grazie alla sua interpretazione, è un film che si rivolge all’enorme pubblico di internet, spettatore del rapporto intrecciato tra realtà e virtualità.

Ma da cosa nasce Cam? Goldhaber e la Mazzei erano buoni amici ai tempi del liceo ed entrambi si dedicavano alla passione per il teatro. Ritrovatisi poi dopo anni, hanno messo le proprie esperienze a disposizione l’uno dell’altra e viceversa, dando vita all’idea di un film.

All’inizio doveva essere un documentario – dice la Mazzeiche poi ha lasciato spazio ad un vero film che portasse lo spettatore a vivere l’esperienza della cam”.

I registi, però, hanno voluto anche sottolineare che ogni persona che lavora per l’industria del sesso non è necessariamente una vittima e che, dalla cam, arrivano anche guadagni importanti dovuti al fatto che si segua una passione e non un obbligo.

Rendere questo lavoro normale – come del resto lo è in realtà – è uno degli obiettivi perseguiti dagli autori di Cam e, nello specifico – per come affermato da Goldhaber “il lavoro sessuale è lavoro e come tale va interpretato”.

Il film propone una rappresentazione di una società malata e votata all’apparenza ma, ovviamente, non a causa delle professioniste del sesso.

 

clicca per diventare camgirl